Tanzania del Nord

Dalle pianure infinite del Serengeti alle alture del cratere del Ngorongoro. 8 giorni di safari nel regno dei “big five”.

16/11/2022 0 commenti 9 min di lettura 234 visualizzazioni
Tanzania giraffe

Qualche informazione pratica sul safari in Tanzania

A meno che non siate davvero wild, la vacanza safari in Tanzania richiede il supporto di un’agenzia che metta a disposizione Jeep (in genere da 7 posti), l’autista/guida che vi accompagnerà per tutto il tour, e che prenoti gli ingressi ai parchi (tutti a pagamento) e gli alloggi.

A seconda del budget a disposizione si può scegliere se alloggiare in campi tendati liberi (con propria tenda) o con tende in loco, più strutturate e dotate di tutti i comfort (incluso il bagno privato). Altrimenti c’è la soluzione più lussuosa dei lodge. 

La tenda strutturata è una buona soluzione per stare nel confort senza rinunciare a dormire nella natura selvaggia e a stretto contatto con gli animali. La regola dei campi è che quando cala il buio non è possibile uscire dalle tende senza essere scortati da un addetto, munito di torcia (ma non armato). In ogni caso, non si ha mai la sensazione di pericolo ma solo di pace e tranquillità. La cena e la colazione vengono servite in un’area comune dei campi.

Sarà necessario prepararsi a dover dare mance a destra e a manca. Innanzitutto all’autista della Jeep e vostra guida durante tutto il safari. La quota a persona al giorno che normalmente si dà è di 20 $ al giorno se si è in due, 30$ per gruppi più numerosi. 

Oltre a questo, le mance sono molto usate in tutti i contesti, ad esempio ai ragazzi che ti aiutano a orientarti negli aeroporti (che sono molto confusionari e disorganizzati) e ai facchini dei campi tendati che trasportano le valigie nelle tende.

Ecco una lista di cose da non dimenticare:

  • Binocolo 
  • Macchina fotografica possibilmente con un teleobiettivo (con il cellulare non si riescono a fotografare bene gli animali a meno che non siano molto vicini alla Jeep)
  • Repellente per gli insetti
  • Abbigliamento comodo e coprente (in alcune zone della Tanzania del nord, come al Ngonrongoro fa freddo)
  • Cappello e occhiali da sole
  • Guida agli animali, utilissima per riconoscere gli animali che si vedono e saperne di più sulle loro abitudini (io avevo “Guida dei mammiferi d’Africa e guida pratica al safari” di Marco Lambertini)

La partenza per il safari in Tanzania: Arusha

La partenza per i principali safari del nord della Tanzania è dalla città di Arusha, che si raggiunge comodamente con voli interni da Zanzibar (1h) o Dar Es Salam (30min). Il nostro viaggio parte da lì. Se si è fortunati e c’è il cielo limpido, dall’aeroporto (e dall’aereo) si può vedere bene l’imponente Monte Kilimangiaro.

Arusha prende il nome dalla tribù che ci abitava, e viene chiamata dai locali “la città dei turisti” essendo il punto di partenza per i safari più battuti dai viaggiatori. Le principali attrazioni  sono il museo, la torre dell’orologio – simbolo della città – e il mercato Masai. 

La città non ha molto da offrire e in alcune zone non è sicura. È facile imbattersi in venditori ambulanti e agenti abusivi che ti seguono senza tregua. Ecco la prima esperienza dell’insistenza Tanzaniana, che può essere molto fastidiosa e che bisogna subito imparare a gestire con risposte cordiali ma decise.

La sera è sconsigliato per i turisti uscire, soprattutto nella zona del centro vicino alla torre dell’orologio.

Parco Nazionale del Tarangire

“Tarangire” prende il nome da “fiume” e “facocero”. Gli animali, che durante la stagione umida si distribuiscono su tutto il territorio, durante la stagione secca si concentrano in questo parco perché qui si trova più acqua. 

Il parco è il regno degli erbivori è in particolare degli elefanti. Se ne vedono a bizzeffe, come anche zebre, impala, facoceri e gnu. Questi convivono amabilmente perché privi di competizione tra loro. 

É possibile anche scorgere felini. Abbiamo visto in questo parco due leoni che si devono essere allontanati dal branco per dedicarsi al periodo di accoppiamento che dura una settimana circa, durante il quale non cacciano. Davanti ai loro occhi sono passate numerose zebre senza che ciò stuzzicasse il loro appetito.

Nel parco è possibile fare una tappa presso un grande baobab cavo che veniva utilizzato dai cacciatori abusivi per nascondersi. E’ una delle poche volte in tutta la vacanza in Tanzania che si può scendere dalla Jeep (esclusi i pranzi) per entrare nella cavità dell’albero.

Serengeti: la pianura infinita della Tanzania

Questo parco, forse il più famoso di tutto il continente Africano, è enorme (30.000 chilometri quadrati) e alterna paesaggi molto diversi tra loro. Vale la pena dedicargli 3 giorni.  Per raggiungerlo ci vogliono 4 ore circa in auto dal Tarangire.

Appena entrati nel parco si capisce il perché del nome, cioè “pianura senza fine”. Lo sguardo qui si perde all’orizzonte.

In questo parco gli animali non sono concentrati in specifici punti come nel Tarangire, ma vanno scovati, ed è anche quello il suo fascino.  Il primo giorno avvistiamo un ghepardo accovacciato accanto a un laghetto, un leopardo a riposo su una roccia (sulle rocce è più facile che sostino i felini), e uno su un albero. Riusciamo a vedere anche un giovane leone, in cerca di prede da cacciare. Oltre a tantissimi ippopotami, che stanno sempre immersi nell’acqua e che quindi si potranno sempre rivedere passando nello stesso punto. Vediamo anche due leonesse che hanno cacciato un bufalo e lo stanno mangiando.

Ci spostiamo a nord per vedere la migrazione. Ogni anno, con l’inizio della stagione secca a luglio, dal Serengeti mandrie di gnu migrano verso nord seguendo il loro istinto primordiale, fino al Masai Mara in Kenya dove trovano erba più fresca, per poi tornare in Tanzania con la stagione umida. Ci sono vari campi tendati che si spostano durante l’anno proprio per seguire la migrazione.

L’aspetto più caratteristico della migrazione è l’attraversamento del fiume. La guida ci spiega che per lo gnu attraversare un fiume è come per noi attraversare il fuoco: temono i coccodrilli che frequentemente li attaccano in acqua.

Ascolta i suoni della migrazione..!

Per questo gli gnu esitano e attendono anche ore sul ciglio del fiume prima di buttarsi e attraversare. Però, non appena il primo trova il coraggio e parte, gli altri lo seguono di corsa.

Anche per questo in Africa, ci dice la guida, si dice che gli gnu sono considerati gli animali più stupidi della savana.

Penso invece che, osservando le scene della migrazione, non si possa che provare empatia per questi erbivori che esitano  sul ciglio dell’acqua sapendo che potrebbe finire male e che sfruttano la forza del branco contro i loro predatori. 

Potrebbe capitare di assistere a scene di coccodrilli che inseguono in acqua gli gnu come è successo a noi. Anche se dalla foto sembrerebbe impossibile alla fine lo gnu è riuscito a salvarsi.

Serengeti gnu coccordillo
Coccodrillo a caccia di gnu

La terza e ultima notte al Serengeti dormiamo al Serena Safari Lodge, che fa parte di una catena di lodge piuttosto famosa in Tanzania e offre un soggiorno lussuoso. Situato su una collina, dal lodge si può ammirare una splendida vista del parco.

Olduvai Gorge: sulle tracce dei primi ominidi

Lungo  la strada che va dal Serengeti al Parco Nazionale del Ngorongoro è possibile fare una tappa all’Olduvai Gorge Museum. Questo museo si trova sul’orlo dell’omonima gola, ove è situato uno dei siti di paleontologia archeologica più importanti al mondo. Nel 1959 una archeologa inglese, Mary Leakey, qui ritrovò il cranio appartenente a uno dei primi ominidi della storia, l’australophitecus boisei.

L’ingresso al museo costa un po’ (intorno ai 45 $) ma vale la pena anche solo per il panorama sulla gola.

Il cratere del Ngorongoro

Al rientro dal Serengeti, dopo la tappa al museo Olduvai Gorge, ci dirigiamo verso il cratere la Ngorongoro Conservarion Area. 

Non si tratta di un parco ma, appunto, di un’area protetta perchè qui oltre agli animali vivono anche i Masai, popolo nomade e legatissimo alle proprie tradizioni, che originariamente viveva anche nel Serengeti ma che fu fatto spostare dal governo della Tanzania per renderlo un parco protetto con soli animali. La guida ci spiega che l’intenzione del governo della Tanzania è quella di spostare i Masai anche dalla Ngorongoro Conservation Area, offrendo loro case, acqua e cibo gratuiti per un anno, ma che loro non hanno alcuna intenzione di spostarsi. 

Il cratere del Ngorongoro ha una superficie di 265 chilometri quadrati e al suo interno si può godere della vista di uno splendido paesaggio che alterna i colori verde e giallo della prateria con il blu del lago che si trova al suo interno. Qui è facile avvistare animali in quanto ci sono pochi alberi e l’area è chiusa dalle pareti del cratere. Rispetto ai parchi già visitati, vediamo anche i fenicotteri, degli uccelli acquatici e un serval molto da vicino in cerca di qualche preda.

Lago Manyara

Il Lake Manyara National Park alterna zone di bosco fitto ad aree cespugliose meno fitte, più vicine alla riva del lago. 

L’animale più diffuso e che capita di vedere in ogni momento e molto da vicino sono i babbuini. Ci sono anche elefanti, zebre, giraffe, antilopi e cavie e se si è fortunati si può avvistare il leopardo (a noi è andata male). 

Qui è più difficile avvistare animali in quanto la vegetazione è fitta.

Lasciandolo come ultimo parco, risulta meno spettacolare degli altri, ma comunque affascinante perché offre  uno scenario ancora differente dagli altri visti in Tanzania. 

Concludere in bellezza: Zanzibar

Se dopo otto intensi giorni di safari nella Tanzania continentale, avete voglia di un po’ di relax a Zanzibar, vi consiglio la lettura di Zanzibar.

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